Da sempre l’uomo va in cerca delle erbe selvatiche commestibili che crescono spontaneamente, in quanto molte di esse sono ricche di sostanze utili al benessere dell’organismo
Le erbe selvatiche commestibili spontanee, che crescono nei nostri prati e boschi, contengono sostanze preziose per l’organismo: vitamine, sali minerali, antiossidanti, composti essenziali e sostanze con proprietà medicinali.
Per raccoglierle e utilizzarle al meglio, è importante saperle riconoscere con sicurezza e per questo ci si può affidare a persone esperte o a testi specializzati, corredati di fotografie. Inoltre, per la raccolta, è bene seguire alcune semplici regole:
– raccogliere le erbe selvatiche commestibili in luoghi salubri, lontano da campi coltivati, strade e città;
– evitare di raccogliere specie protette e pertanto informarsi preventivamente su quali siano presenti nella zona di raccolta;
– munirsi di attrezzatura adeguata: coltello seghettato, zappa o piccone o, ancor meglio, estirpatore; serve ovviamente un cesto o una borsa per il trasporto;
– raccogliere solo le erbe selvatiche commestibili necessarie, lasciandone sempre qualche esemplare per la riproduzione;
– preferibilmente mondare le erbe da terriccio e vecchie foglie già sul luogo di raccolta.
Una volta raccolte e pulite, le erbe selvatiche commestibili devono essere lasciate per qualche ora a bagno in acqua fresca, con un cucchiaio di bicarbonato; successivamente si risciacquano a lungo sotto acqua corrente. Infine si devono eliminare tutte le parti fibrose o spinose.
Se le erbe non vengono consumate immediatamente, è bene metterle in un panno appena umido dentro una busta di plastica aperta e riporle in frigorifero: dureranno circa una settimana.
Le erbe già cotte si conservano per tre o quattro giorni, sempre in frigorifero, dopo averle scolate, strizzate e poste tra due piatti, oppure si possono congelare. Alcune erbe si prestano all’essiccazione, altre ad essere usate per conserve e sciroppi.
Impariamo a riconoscerle e raccoglierle
Alliaria: pianta poco conosciuta, che cresce nei boschi, in zone ombrose e produce piccoli, delicati fiori bianchi. Strofinando le sue foglie tra le dita, ci si accorge del profumo di aglio che emanano: in cucina può essere usata proprio in sostituzione dell’aglio, risultando ugualmente aromatica.
Lunaria: vive nelle macchie ombrose dei boschi di latifoglie ed è caratterizzata dai fiori color porpora. Le foglie si consumano in insalata, crude o cotte; i fiori commestibili si usano per tingere l’aceto bianco, le radici sono ottime bollite e condite.
Alliaria: si raccoglie intera, da maggio a luglio, eleminando la radice con un paio di forbici; va usata allo stato fresco poiché l’essiccamento fa perdere tutte le proprietà. I semi possono sostituire quelli della senape.
Lunaria: nel primo anno di vita, tra aprile e giugno, la pianta fiorisce e può essere raccolta per scopi alimentari; nel secondo anno invece produce i frutti, le caratteristiche “Monete del Papa” che si usano esclusivamente a scopo ornamentale.
Ortica: è una pianta molto comune, che cresce bene su qualsiasi terreno. Risulta molto utile, sia in medicina, come astrigente, depurativo, diuretico, emostatico e antianemico, sia in cucina, dove è utilizzata per la preparazione di minestre, risotti, ripieni, frittate e torte salate. Buonissima.
Luppolo: ha un fusto lungo diversi metri, che si avvolge sulle piante circostanti; cresce in luoghi freschi e semi-ombrosi. Ha proprietà amaro-toniche, digestive e sedative. In cucina i germogli si usano per preparare frittate.
Ortica: si raccoglie da aprile a settembre, tagliandola 10 cm al di sopra del terreno e riunendola in mazzi; si devono proteggere le mani con guanti per evitare le dolorose irritazioni. Per uso culinario si usano le cime.
Luppolo: in primavera, verso aprile, si raccolgono le cime dei germogli laterali; si fanno due raccolti. I fiori, giunti a maturazione, si raccolgono all’inizio dell’autunno, recidendoli alla base senza il peduncolo.
Tarassaco: noto anche come “dente di cane” o “dente di leone”, cresce in terreni coltivati o incolti. Radici e foglie sono depurative, diuretiche, amaro-toniche e lassative. Le foglie amarognole, sia cotte che crude, sono un ottimo contorno per qualsiasi pietanza e favoriscono la digestione.
Papavero: il papavero rosso (o rosolaccio) ha un caratteristico fiore dai petali rossi, con una macchia nera alla base; per le sue proprietà sedative viene usato come calmante della tosse. Le sue foglie si utilizzano per la preparazione di minestre.
Grespino: Pianta comune in tutto il territorio, che si trova in alcune regioni anche tutto l’anno, ad esclusione dei mesi più freddi. Cresce in prossimità di coltivi,nei terreni ruderali, nelle vigne, lungo i cigli delle strade.
Papavero rosso: i petali si raccolgono quando sono ancora teneri. Per scopi medicinali, oltre ai petali, si utilizzano anche le capsule raccolte a fiore sbocciato, ma non sfiorito: è leggermente tossico e va usato con moderazione.
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La foto n.9 non è Tarassaco ma è Soncus o crespino dei prati .Viene usato saltato in padella con olio e aglio per condire pasta oppure per fare frittate.
Gentile Dino,
La ringraziamo per la segnalazione e ci scusiamo per l’errore. Abbiamo apportato la modifica.
Cordiali saluti.