Ci vuole un po’ di spazio e disponibilità di tempo, ma organizzare e condurre un’apicoltura può dare soddisfazioni inaspettate, non solo per il risultato finale, ma anche per l’esperienza unica di partecipare direttamente all’incredibile vita delle api
È bene dire subito che avviare un’apicoltura, anche solo a livello hobbistico, non è cosa da poco. Condurre la vita dello sciame e produrre il miele richiede una notevole esperienza sul campo, precisione e dedizione. Chi decide di allevare api deve necessariamente assumere molte informazioni, organizzarsi bene e chiedere spesso l’aiuto e il consiglio di persone esperte.
In questo articolo possiamo solamente fornire alcuni consigli generali e generici per organizzare e condurre un’apicoltura, che vanno integrati e completati. Il risultato può essere veramente sorprendente: la produzione media di un alveare correttamente condotto si aggira intorno ai 15 kg di miele l’anno e anche molto di più, in presenza di condizioni favorevoli. Vediamo come bisogna attrezzarsi e come impostare un’apicoltura.
Il ciclo vitale di un’ape in apicoltura
- La vita di un’ape dura in media dai 30 ai 45 giorni e nell’arco di questo breve periodo essa dedica tutto il suo tempo al lavoro.
- Per produrre un chilogrammo di miele vengono percorsi dalle api, mediamente, 150 mila km. Nel loro processo evolutivo, le api hanno imparato a ragionare per schemi matematici: non è un caso che le celle dei favi siano di forma esagonale (si tratta di un problema di “minimo matematico”, infatti , è relativamente facile dimostrare tramite un’equazione differenziale che, la forma geometrica che permette di minimizzare il quantitativo di cera necessaria a realizzare le celle in una superficie chiusa e allo stesso tempo ottimizzare lo spazio senza lasciarne inutilizzato, è proprio l’esagono).
La giusta “location” delle arnie per api
Bisogna innanzitutto scegliere la zona in cui collocare le arnie per api (all’inizio non più di una o due). È bene sia un luogo distante il più possibile da case, strade, industrie, discariche, coltivazioni intensive ecc. (va rispettata la specifica normativa al riguardo). Bisogna valutare il tipo di vegetazione del luogo, che è bene sia varia e con piante che fioriscono in periodi diversi. Il posto prescelto non deve essere ventoso, con meno umidità possibile e che permetta di orientare le arnie per api verso sud-est.
È auspicabile la presenza, nelle vicinanze, di una fonte di approvvigionamento idrico. Se è possibile conviene porre le arnie sotto le fronde di un albero che possa fare ombra l’estate, in modo da contribuire a mantenere bassa la temperatura, ma che perda le foglie l’inverno, in modo da permettere al sole di raggiungere le arnie stesse. L’erba va mantenuta ben rasata, e vanno rimossi eventuali ostacoli nel raggio di qualche metro dall’ingresso dell’arnia.
Posizionare le arnie
Una corretta apicoltura prevede la realizzazione di un piano solido sul quale collocare le arnie per api, le cui basi è bene si trovino a circa 40 cm dal suolo. Il piano dev’essere leggermente inclinato in avanti, per permettere a un eventuale ristagno di umidità di scolare senza rimanere all’interno delle arnie.
Com’è fatta un’arnia per api
Procurarsi uno sciame di api per avviare l’apicoltura
Quando è tutto pronto ci si può procurare uno sciame. Gli sciami vengono venduti da ditte specializzate che li forniscono in appositi porta-sciami, in legno o in polistirolo espanso. I prezzi di uno sciame di api sono variabili in funzione di vari fattori: si va dai 60 a 120 euro. Il periodo adatto è la prima parte della primavera. Si trasferisce il porta-sciami con la nuova famiglia di api in prossimità dell’arnia, possibilmente di sera (in modo che le api possano prendere confidenza con il territorio).
Dopo due o tre giorni si possono traslocare le api dal porta-sciami all’arnia togliendo il coperchio e il copri-favo dell’arnia e trasferendo al suo interno tutti i telai coperti di api; li depositiamo, partendo dal centro. Poi si pongono a fianco, sia a destra sia a sinistra, altri telai. A questo punto abbiamo finito, ricordandoci di lasciare per almeno un’altra giornata il porta-sciami a fianco dell’arnia, per permettere a eventuali ritardatarie di non perdersi.
Acquistare e trasportare un nuovo sciame
- Per acquistare e trasportare un nuovo sciame da collocare nell’arnia, si impiega un cassettino porta-sciami che può essere di polistirolo o di legno leggero.
- Al posto del coperchio può essere collocata un’apposita reticella che facilita la circolazione dell’aria, evitando il rischio di morte per asfissia delle api.
Il lavoro delle api
A primavera, quando iniziano le prime fioriture, le api bottinatrici iniziano la raccolta di polline e di nettare: col primo nutrono api e covata, col secondo producono il miele. Man mano che sbocciano i fiori tende ad aumentare l’attività di raccolta. Dopo che le api avranno ripristinato le scorte per l’inverno, bisognerà mettere i telai nel melario all’interno dell’arnia. Non tutti in una volta: man mano che le api colmano un telaio se ne aggiunge un secondo e poi un terzo. Quando i telai sono pieni si prelevano per raccogliere il miele.
I telai del melario si asportano utilizzando l’affumicatore per allontanare le api e si trasportano nel laboratorio. Si pongono i telai sul banco, si toglie l’opercolo (la cera che copre ogni singola celletta nella quale è racchiuso il miele) usando l’apposito strumento, si pongono i telai nello smelatore e si centrifuga per una decina di minuti.
Gli indumenti idonei per gestire un’apicoltura e il fondamentale affumicatore
- Bisogna indossare indumenti adeguatamente protettivi: una tuta con un colletto imbottito sul quale si innesta perfettamente la maschera, tenuta chiusa ermeticamente. Per quanto riguarda le scarpe, conviene indossare stivali, anche di gomma, alti fin sotto il ginocchio meglio se con la tuta o i pantaloni messi dentro e leggermente rimborsati, per ostacolare eventuali intrusioni delle api.
- I guanti devono essere di pelle o in tessuto ricoperto da “nitrile” e di opportuna lunghezza: lo scopo è di coprire al meglio la zona che più è destinata a entrare in contatto con le api.
- Strumento molto importante è l’affumicatore, costituito da un cilindro di metallo con un coperchio e un beccuccio più un piccolo mantice sulla parte posteriore. Serve per emettere fumo che allontana le api quando si intende lavorare all’arnia, prelevare telai ecc. Si carica con pigne secche ed erba secca compressa, a cui si appicca il fuoco.
Gestire bene un’arnia
- Quando si ritiene che nei telai del melario i favi siano sufficientemente carichi di miele, si procede con la loro asportazione per trasportarli in laboratorio. In questa operazione bisogna porre la massima attenzione a non danneggiare le api. L’affumicatore serve per allontanarle. Si può utilizzare preventivamente l’api-scampo che riduce notevolmente la presenza delle api nel melario.
- Si pongono i telai sul banco disopercolatore e si asportano gli opercoli (la cera che copre ogni singola celletta nella quale è racchiuso il miele).
La raccolta del miele frutto dell’apicoltura
Il miele viene espulso per effetto della forza centrifuga dalle cellette e si raccoglie nel fondo dello smelatore. Da qui viene spillato in un secchio per uso alimentare e quindi versato nei maturatori (fusti di acciaio inox), dopo essere passato da un duplice filtro: a rete in acciaio e a calza. Il miele vi rimane per circa un mese, periodo di tempo grazie al quale le bolle d’aria salgono verso l’altro e creano una specie di schiuma. Trascorso questo periodo viene versato direttamente nel barattoli ed è pronto per il consumo.
Nel fare queste semplici operazioni si deve ricordare che il miele è fortemente igroscopico e tende a raccogliere eventuali sapori e odori estranei che rischiano di danneggiarne la purezza. Per questo motivo il laboratorio deve essere pulito, al pari delle mani di chi lavora, non si deve fumare né usare profumi personali o ambientali; infine l’ambiente in cui si lavora deve avere un’umidità relativa controllata (si può impiegare un semplice deumidificatore). Una volta tolto il miele dai melari, è bene che questi vengano portati di nuovo in apiario: in questo modo le api andranno a ripulire perfettamente dal miele residuo i telai, che dopo due o tre giorni andremo a recuperare.
La cura dell’arnia
Quando sono terminate le operazioni di raccolta del miele (verso l’inizio della stagione autunnale) bisogna trattare le arnie con acido ossalico, contro l’attacco del più temibile dei nemici dell’ape: la varroa. Bisogna anche controllare le scorte di miele nel nido (almeno 4 telai ad arnia, se possibile) e si devono spostare ai lati dell’arnia i telai vecchi, quelli da sostituire. Quando le api diminuiranno e faranno il “glomere”, potremo sostituire i telai vecchi con altri nuovi, dove le api staranno meglio e anche i controlli saranno più facili. Durante l’inverno si verifica lo stato di salute delle api e l’eventuale necessità di ripetere il trattamento con acido ossalico.
Le malattie principali delle api
La varroa
Un grave pericolo per le api è costituito dall’acaro “Varroa destructor”, una sorta di piccola zecca di colore rosso-bruno, di circa un millimetro di lunghezza, con otto zampe e un apparato succhiante e pungente (1). Cresce nelle celle chiuse di covata, succhiando l’emolinfa delle larve, e si attacca poi sul dorso delle api (2,3). La varroasi è sempre presente negli alveari, ma deve essere contenuta, altrimenti può portare a morte di famiglie intere.
Bisogna effettuare trattamenti invernali ed estivi con acido ossalico, sia gocciolato sui telai che spruzzato direttamente sulle api. In ogni caso, qualsiasi trattamento si scelga, è necessario togliere i cassettini sottostanti il nido, pulirli, cospargerli ben bene con olio di vaselina e rimetterli al loro posto. La vaselina impedisce alle varroe che cadono di risalire nell’arnia e ostacola anche le formiche che potrebbero mangiare le varroe cadute.
La peste delle api
Le api possono essere affette da varie patologie, alcune delle quali “incurabili” come la peste delle api europea o americana. Una volta certi della patologia si deve notificare la cosa alla A.s.l. competente che “bloccherà” l’intero apiario e quelli presenti nel raggio di 3 chilometri da esso. Come è evidente, si tratta di una patologia altamente grave e a rapida diffusione, con le spore, termo-resistenti, capaci di rimanere latenti anche per trentacinque anni, tale da richiedere l’intervento dell’autorità veterinaria che opera una specie di quarantena all’intero sito.
…Finalmente il miele!
- L’estrazione del miele dai favi si effettua con lo smelatore (non “smielatore” come si potrebbe immaginare).
- Si tratta di un apparecchio, in acciaio inox, che presenta un ampio contenitore in cui è inserito un cestello che viene “caricato” con i favi. Il cestello viene posto in rotazione (tramite una manovella o un motore elettrico) per cui si crea un’intensa forza centrifuga che fa fuoriuscire il miele dalle cellette. Il miele cola lungo le pareti interne dello smelatore e viene raccolto tramite un’apertura nella parte sottostante.
- In commercio si trovano vari tipi di smelatore che possono ricevere un numero diverso di favi.
- Il miele estratto dallo smelatore va sempre filtrato per liberarlo delle diverse impurità e presenti. Si utilizza un filtro in rete inox, con due corpi sovrapposti, fornito di reti con maglie diverse. Dopo aver riposato un mese, il miele è pronto per il consumo. A seconda del tipo di fiore da cui viene succhiato il nettare il miele si diversifica in sapore, odore, colore cristallizzazione e proprietà. I mieli che derivano da un unico tipo di fiore si dicono “mieli unifloreali” o “monofloreali“, mentre se è nettare prelevato da svariati fiori è detto “polifloreale” o anche “millefiori“.
Il miele non è il solo prodotto di un’apicoltura…
L’importanza del miele non ci deve far dimenticare gli altri prodotti dell’alveare.
La pappa reale è il cibo dell’ape regina. Viene prodotta dalle api operaie per alimentare l’ape regina durante tutto l’arco della sua vita e le api operaie nei primi tre giorni di vita. Si tratta di un alimento di eccezionale valore, un concentrato di sostanze vitali molto utili per l’organismo umano. A causa del suo elevato contenuto d’acqua è un alimento che si deteriora facilmente. La sua produzione richiede una tecnica di allevamento particolare poiché normalmente nell’alveare è possibile trovarne solo pochi grammi.
La propoli
Le api la raccolgono dalle gemme di diverse piante, la elaborano e la utilizzano per costruire barriere di difesa, ma anche come antibatterico all’interno dell’alveare. è composta per la maggior parte da resine e balsami, ma contiene anche oli essenziali e cera. Attualmente viene utilizzata soprattutto in campo medico, ma anche per produrre vernici e, ultimamente, come antiparassitario in agricoltura. Si raccoglie raschiando l’interno dell’arnia oppure tramite l’ausilio di apposite reti.
La cera d’api
La cera d’api è il prodotto di particolari ghiandole presenti sul corpo dell’ape. Viene utilizzata per la costruzione dei favi. Si raccoglie la cera durante la smielatura, poiché di essa sono composti gli opercoli che chiudono le cellette contenenti il miele. Viene usata principalmente dagli apicoltori per la produzione di fogli cerei, ma è molto richiesta anche dall’industria farmaceutica, cosmetica e chimica.
I prodotti per la conduzione di un’apicoltura raffigurati nell’articolo sono di sono di: LEGA srl Costruzioni Apistiche Via Maestri del Lavoro, 23 48018 Faenza (RA) Italy Tel. 0546 26834 – Fax 0546 28279
Altre utili informazioni sull’apicoltura si possono ricavare dal sito: www.piandicasi.it
La Varroa è stata rinominata “Destructor”, Jacobsoni è un nome sbagliato.
Se proprio devo fare un articolo specifico, prima m’informo un po’ meglio.
Buongiorno Luca,
La ringraziamo per le precisazioni: abbiamo effettuato le correzioni.
A prescindere dai due errori segnalati, riteniamo il nostro articolo ben fatto, chiaro e approfondito, sicuramente esplicativo per dare un’infarinatura sulla conduzione di un’apicoltura e senza dubbio di livello qualitativo ben superiore alla media degli articoli saturi di pubblicità presenti sul web.
Dal momento che pare lei sia esperto, la invitiamo a segnalarci altre manchevolezze, e se lo ritiene opportuno, inviarci integrazioni tecnico-teoriche per gestire un’apicoltura al meglio.
Cordiali saluti.