La Digitale Purpurea o Digitalis Purpurea esibisce una vistosissima ed elegante fioritura. Di facile coltivazione è l’ideale nelle bordure come erbacea perenne
La Digitalis Purpurea, meglio nota come digitale purpurea o semplicemente digitale, è una pianta erbacea biennale fra le varietà più conosciute del genere Digitalis – che appartiene alla medesima famiglia della più nota Bocca di leone, quella delle Scrophulariaceae. Esistono molte cultivar e varietà, alcune con fiori dai colori tenui, dal crema e giallo al rosa e porpora, che fioriscono intorno ai fusti senza pendere. I fiori recisi durano a lungo.
Oggi utilizzata soprattutto in campo medico, raggruppa ben tre sottospecie:
- purpurea
- heywoodii
- mariana
Esponente più noto del suo genere, si affianca ad altri esemplari della medesima famiglia: la Digitalis Lanata, particolarmente pericolosa per il suo lato tossico, la Digitalis Nervosa, che spicca per le sue straordinarie potenzialità in campo medico, e altre tre varietà, la Grandiflora, la Ferruginea e la Micrantha, dagli effetti tossici potenzialmente letali. A dispetto della sua maestosità, che la rende particolarmente raffinata ed elegante, anche la Digitalis Purpurea è una pianta molto velenosa. In tempi antichi, a causa di questa caratteristica, era infatti nota come “Oppio del cuore“, un nome atto a sottolineare soprattutto i suoi effetti avversi a livello cardiaco. Proprio per questa sua particolarità, in passato ne venne vietato ogni tipo di utilizzo, anche se qualche tempo dopo, riconosciute le sue proprietà in campo medico, tornò in auge prestandosi con successo alla formulazione di diverse terapie.
Digitale pianta
Elegante, maestosa e fine, la Digitalis Purpurea presenta foglie a spirale di un colore verde tendente al grigio; talvolta sono ricoperte da una patina di colore bianco e da una leggera peluria e nelle parti più estreme presentano un margine frastagliato; sono ricurvate verso la parte più bassa, hanno forma generalmente ovale e oblunga e possono raggiungere una larghezza che va dai 5 ai 12 centimetri, mentre per quanto riguarda la lunghezza si va da un minimo di 10 centimetri a un massimo di 35.
Le piante più giovani non presentano il fusto, che si forma soltanto dal secondo anno di età e si erge da un minimo di 1 metro di altezza a un massimo di 2 metri.
Digitale purpurea fiore
I fiori, di forma tubolare e campanulati, si sviluppano a grappoli nella parte più altra della pianta, dalla quale pendono abbondanti e maestosi formando un insieme di spighe maculate. Nelle varietà che crescono spontanee, il colore è generalmente rosa con sfumature di porpora più o meno accese, oppure bianco, con venature rossicce o bordeaux. Le specie ibride possono invece presentare nuance dai colori più e in alcuni casi sono prive di quelle macchie caratteristiche presenti nelle parti più interne. A dare il nome alla pianta sono proprio le peculiarità che caratterizzano il fiore: digitalis deriva infatti da un termine latino, digitas, che può tradursi con dito o ditale rimandando chiaramente alla particolare forma della corolla. Non a caso, uno dei nomi con cui è anche conosciuta è “Guanti delle streghe”.
Digitale purpurea coltivazione
La Digitalis Purpurea cresce selvatica soprattutto nelle zone più secche dell’Europa centro meridionale, trovando il territorio più adatto al proprio sviluppo soprattutto nei boschi e nei prati più incolti. Tuttavia, è una specie di facile coltivazione, per questo motivo trova spesso dimora nei giardini, dove riesce a mettere in risalto margini e bordure.
Anche se generalmente è una pianta biennale, la Digitalis Purpurea si presta a comportarsi da perenne se opportunamente coltivata in ambiente idoneo al suo sviluppo. In particolare, necessita di un terreno libero da rovi ed erbe spontanee, che riesca a trattenere un certo grado di umidità anche nei periodi estivi. Per questo motivo, può facilmente occupare un posto di rilievo anche in giardino, ma in questo caso il primo ciclo di piante è destinato a morie subito dopo aver fiorito, non prima di aver contribuito a disseminare le aree sottostanti. Nel periodo estivo nascono così nuovi esemplari caratterizzati dal tipico ciclo biennale, i quali superano l’inverno con successo fino a fiorire nella primavera seguente.
Il metodo per renderla perenne consiste nel recidere gli steli floreali alla base, con largo anticipo rispetto alla produzione del seme: questo, unito ad abbondanti innaffiature del terreno, eviterà alla pianta di riprodursi, risvegliando efficacemente la vegetazione della rosetta, per un ciclo da ripetere per massimo due o tre stagioni.
Scheda riassuntiva
Esposizione
Ideale è l’ombra parziale ma le Digitalis sono piante poco esigenti che crescono nelle condizioni più disparate.
Tipo di terreno
Le condizioni del suolo possono essere molteplici, ma un terreno ricco in humus fornisce risultati migliori.
Messa a dimora
Mettiamo i semi delle varietà nuove in vasi che porgiamo all’interno di una struttura fresca, durante l’ultimo periodo di primavera. Manteniamo una distanza di 40-50 cm.
Irrigazione
Annaffiamo bene dopo la messa a dimora e soprattutto lungo tutto l’arco dell’anno, senza creare ristagni idrici e per mantenere un certo grado di umidità.
Concimazione
Diamo un nutrimento completo in primavera. In particolare, se il terreno è asciutto, pacciamiamo in primavera.
Fioritura
I fiori compaiono all’inizio e a metà estate. I fiori recisi devono essere raccolti con molta cura. Le foglie possono irritare la cute e tutte le sue parti sono velenose.
Malattie e cura
Le macchie alle foglie e la ruggine possono danneggiare la pianta. Il trattamento efficace consiste nell’utilizzo di un anticrittogamico ad ampio spettro.
Utilizzi in campo medico
Oggi la Digitalis Purpurea è particolarmente apprezzata in campo medico: le prime trascrizioni sulle potenzialità delle sue foglie risalgono ai primi anni del diciannovesimo secolo, quando il dottor W. Withering, studiando gli effetti della pianta sul cuore, riuscì ad osservare una serie di benefici sul trattamento dei problemi cardiaci. In particolare, lo studioso notò che la parte più interessante da utilizzare a scopo terapeutico era la droga estratta dalla pianta, la quale, opportunamente trattata e dosata, era in grado di apportare il suo prezioso contributo nella cura delle disfunzionalità del cuore. Nella Digitalis Purpurea la droga si trova soltanto nelle foglie, sia esse fresche che essiccate. Le prime, in particolare, contengono glicosidi primari che con i procedimenti di essiccazione più tradizionali sono destinati a perdersi a causa dei processi enzimatici; da queste reazioni prendono vita però altre molecole, principalmente glucosidi cardioattivi – digitossina, gitalossina, gitossina e gitossina – meglio noti in ambiente medico con il nome di cardenolidi. Tale procedimento di disidratazione delle foglie consente infatti di estrarre un fitocomplesso naturale, che contiene, oltre ai glucosidi saponinici e digitanol-eterosidi, anche i preziosissimi flavonoidi, con una certa quantità di acido ascorbico, acido caffeico e acido citrico.
In ambito medico, i prodotti digitalici di provenienza naturale o sintetica hanno un indice terapeutico particolarmente basso. Ciò significa che la quantità che distingue una dose utilizzata a scopo terapeutico da quella potenzialmente tossica è veramente esigua. Proprio per queste ragioni, è bene misurare in maniera accurata e scrupolosa tutti i dosaggi, monitorando con costanza e attenzione tutti pazienti sottoposti a questo genere di terapia. Nell’utilizzo di estratti di Digitalis Purpurea si è infatti osservato che gli effetti collaterali legati a un intossicamento non sono poi così rari: secondo una stima molto accurata, 40 grammi di foglie fresche di questa particolare pianta possono bastare a uccidere un individuo; tale dose, scende pericolosamente fino ad attestarsi a 10 grammi per la droga che si presenta essiccata, rendendo questa specie fra le più pericolose fra quelle oggi utilizzate. Nel dettaglio, una foglia appena raccolta è composta da un quantitativo di acqua dell’80%, ma presenta fra i suoi componenti una certa quantità di eterosidi, variabile tra l’1,6 e i 4,8 milligrammi. Fra i suoi costitutivi, sì è osservata anche la presenza di molecole saponosidiche, che con il loro effetto sono capaci di alterare l’assorbimento intestinale degli eterosidi.
In ambito scientifico, la Digitalis Purpurea è l’unica pianta appartenente al suo genere che può essere utilizzata a scopo terapeutico. In medicina, infatti, è molto nota grazie all’estrazione di attivi cardiotonici, il cui meccanismo provoca un aumento della contrazione miocardica, con effetti inotropi positivi. Fra i benefici determinati dalle terapie a base di estratti di questa pianta possiamo inoltre annoverare un’attività cronotropa negativa, con una conseguente diminuzione della frequenza cardiaca, la cosiddetta bradicardia, oltre a un effetto batmotropo positivo sull’eccitabilità delle cellule cardiache e di dromotropa negativa sulla velocità di propagazione del segnale. È quindi evidente che l’assunzione misurata e strettamente controllata di Digitalis Purpurea consente di ottenere un progressivo miglioramento delle funzioni cardiache, oltre a un aumento delle prestazioni del flusso plasmatico e delle capacità diuretiche. Contemporaneamente, il ritorno venoso, cioè la velocità del flusso che trasporta il sangue fino al cuore, diminuisce progressivamente, tutto causato soprattutto dall’effetto della vasocostrizione. Per questo motivo, oggi gli estratti di questa pianta si utilizzano per il trattamento delle principali patologie cardiache, fra le quali ricordiamo la tachicardia parossistica sovra-ventricolare e la fibrillazione atriale e ventricolare.
Anche se dal composto ottenuto dalla macerazione, comunemente detto tintura madre, ha origine un estratto oggi utilizzato per alleviare gli effetti dell’artrite e per attenuare i sintomi legati alle difficoltà digestive, è bene ricordare che la Digitalis Purpurea è una pianta velenosa dagli effetti letali. Per questo motivo, anche quando non si tratti di curare patologie potenzialmente gravi come quelle legate al malfunzionamento del muscolo cardiaco, prima di assumerla è bene consultare il parere del medico, rinunciando categoricamente al fai da te e optando per prodotti accuratamente realizzati da mani esperte e messi in commercio da aziende preposte alla lavorazione. Tra gli effetti collaterali più pericolosi che sono stati riscontrati in pazienti soggetti ad avvelenamento da Digitalis Purpurea, vi è l’aritmia, accompagnata da dolori addominali e disturbi legati all’apparato digestivo. Sintomi di evidente intossicazione anche diarrea, nausea e vomito, oltre ad altri disturbi legati all’inappetenza. Prima della perdita di coscienza, possono inoltre manifestarsi intense palpitazioni, vertigini e deficit visivi, oltre a episodi di grave insonnia e scarsa lucidità mentale. È bene inoltre sottolineare che questi sintomi possono inoltre aggravarsi quando l’individuo che ha assunto una dose errata di Digitalis Purpurea presenta pregresse patologie di tipo renale.
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