Splendido, resistente, bellissimo ed estremamente velenoso, l’oleandro si veste di mille tonalità e decora qualsiasi giardino
Linneo classificò L’Oleandro con il nome di Nerium Oleander, della famiglia delle Apocynaceae, ma è conosciuto anche con il nome di Lauro rosa. Viene anche denominato, in alcune regioni, “mazza di San Giuseppe” e “ammazza l’asino”. Questo nome ha la sua ragion d’essere perché l’oleandro è veramente velenoso in ogni sua parte. Nonostante questo è una bellissima pianta coltivata in tutta la penisola per il colore sgargiante dei suoi fiori. Essendo una pianta proveniente dall’Asia Minore, l’oleandro predilige il clima mite con temperatura minima di 5 °C, la collocazione in luoghi caldi e assolati. Perciò può essere coltivato all’aperto, senza necessitare di alcuna protezione, solo nelle regioni del centro-sud. Nelle regioni settentrionali è bene, invece, metterlo al riparo durante la stagione invernale. Di crescita rapida, e resistente come poche altre piante alla siccità e al salino, si può coltivare con qualunque tipo di terreno, anche povero e sciolto; infatti nell’ambiente naturale gli oleandri vegetano spesso lungo il letto asciutto di fiumi e corsi d’acqua, dove non mancano sabbia, ghiaia e sassi. Tuttavia, per avere abbondanti fioriture, è utile provvedere a frequenti irrigazioni nel periodo estivo. La pianta va rinvasata ogni due anni e aiutata con concimazioni. Per avere un oleandro dalla forma a cespuglio e con una chioma ben folta provvediamo alla potatura della pianta giovane. I fiori sbocciano dall’inizio della primavera fino all’autunno inoltrato. L’oleandro va soggetto all’attacco di un parassita che colpisce la pagina inferiore delle foglie. Altro parassita frequente è la cocciniglia fioccosa che invade tutta la pianta riproducendosi in modo vistoso. Le cure devono essere immediate per non compromettere tutta la pianta.
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Terreno
Vive bene in ogni tipo di terreno anche il più sassoso e meno ricco di elementi nutritivi.
Esposizione
Preferisce il pieno sole e non sopporta le temperature sotto i 5 gradi se non occasionalmente.
Irrigazione
Richiede molta acqua in estate, ma è in grado di vegetare bene accontentandosi della pioggia.
Potatura oleandro
Va contenuto con una potatura vigorosa. Conviene eseguirla a febbraio per asportare i rami più deboli, per sfoltire la pianta e tagliare da metà a un terzo della loro lunghezza i fusti fioriferi dell’anno precedente, senza toccare i germogli dell’anno
Moltiplicazione
Gli oleandri si moltiplicano per seme o per talea durante il periodo estivo.
Concimazione
Nel periodo primaverile è bene somministrare un concime granulare e aggiungere ogni tanto sangue di bue.
Oleandro – Varietà
L’oleandro è reperibile in commercio in varietà a fiore semplice, a fiore semidoppio e in varietà a fiore doppio. Fra le varietà a fiore semplice ricordiamo “Mont Blanc” (bianco), “Alsace” (bianco rosato), “Altini” (rosso, in tonalità diverse), “Sealy Pink” (rosa, in tonalità diverse), “Tito Poggi” (da pesca a salmone con tutta una serie di tonalità intermedie). Mentre il fiore semplice cade all’appassimento, il fiore doppio resta sulla pianta anche dopo questa fase, mummificandosi, con un effetto esteticamente non a tutti gradito.
Oleandro in vaso
Talea Oleandro
Un sistema molto semplice per moltiplicare una pianta di oleandro (oleandro riproduzione) consiste nel prelevare, da una pianta già adulta, un giovane ramo da mettere in una bottiglia di acqua e da porre in pieno sole finché non emetta le radici. Quando queste sono ben sviluppate interriamo il ramo in un vaso preparato con del terriccio fertile. Possiamo anche propagare la pianta con il classico metodo della talea da effettuare durante il periodo estivo.
- Con un coltello affilato pratichiamo un taglio obliquo sopra l’ascella di una foglia.
- Interriamo il ramo nel vaso riempito di terriccio cui aggiungiamo un composto speciale per la radicazione delle talee.
- Bagniamo con cura e ricopriamo con un telo di plastica per ottenere la giusta umidità e un ambiente più caldo.
- Dopo 40-50 giorni spunteranno i nuovi germogli e potremo trapiantare.
Come si chiama l’oleandro blu?