La coltivazione della vite è un’attività ricca di soddisfazioni, in cui ogni anno si possono verificare i risultati e apportare miglioramenti
Chi ha la fortuna di possedere un fazzoletto di terra ha una possibilità di dedicarsi alla coltivazione della vite: fabbricare il vino a partire dalla propria uva, traendone in questo modo doppia soddisfazione.
In questa guida molto approfondita sulla coltivazione della vite si trovano nozioni che, se correttamente applicate, consentono di ottenere uve sane da vinificare senza aggiunta di sostanze correttive.
Il prodotto della nostra attività va consumato con sapienza e moderazione. Ma per chi decide di amarlo, ancora più appassionante che immetterlo nel gargarozzo (o forse, anche se meno espressivo “gustarlo al palato”), è imparare a seguirne la trasformazione e l’evoluzione, che avviene giorno dopo giorno a partire dal mosto e poi, ancora, in botte e in bottiglia. Andiamo quindi alla scoperta del meraviglioso mondo della coltivazione della vite.
Diciamo subito che la pianta d’uva in vaso ha davvero poco senso, perché non è adatta a tale tipo di coltivazione… meglio lascir perdere!
- Corazzina, Enzo (Autore)
- Villa, Pierluigi (Autore)
- Bussi, Lucio (Autore)
- Turri, Nilla (Autore)
Vitigni e coltivazioni
La scelta del vitigno e la forma di coltivazione della vite più adatta determinano la qualità del raccolto. Sono tre le forze in gioco che determinano le caratteristiche e il sapore di un grappolo d’uva (le cure colturali, anche se può apparire strano, sono importanti solo in seconda battuta).
- il terreno
- il clima
- la varietà
Chi pratica la coltivazione della vite a livello casalingo ben difficilmente può decidere circa terreno e clima, per questo non gli resta che scegliere la varietà più adatta all’appezzamento che ha a disposizione.
Si può affrontare il problema in modo rigorosamente scientifico, ma è piuttosto impegnativo: occorre un’analisi del terreno e i dati climatici relativi a parecchie stagioni addietro, più la consulenza di un valido agronomo.
Per noi hobbisti dà risultati sufficientemente sicuri il metodo di coltivazione della viteempirico; chiediamo agli agricoltori nostri vicini: ognuno di loro saprà raccontarci la sua esperienza e, tolta la dovuta tara, riusciremo a fare la scelta più giusta per noi; in ogni zona geografica di coltivazione della vite esistono varietà di uve bianche e rosse con qualità e produttività storicamente riconosciute.
Le condizioni ottimali per la coltivazione della vite
La vite è pianta robusta e molto adattabile, ma per ottenere grappoli di qualità sono obbligatori alcuni accorgimenti:
- la posizione soleggiata, che aumenta il grado zuccherino dei grappoli;
- il clima asciutto, che limita gli interventi con preparati rameici;
- il terreno drenato. La vite, infatti, soffre i ristagni d’acqua che possono portare a fenomeni di asfissia radicale.
- E’ bene evitare, anche al primo anno di impianto, l’eccessiva irrigazione: è utile infatti che le radici si sviluppino in profondità alla ricerca dell’acqua. Proprio per questo motivo i manuali di epoca romana (Columella), prescrivono di tagliare le radici superficiali prodotte durante il primo anno dopo il trapianto della barbatella.
Piantare la vigna
Quando piantare la vite? In ordine a comprendere meglio tutto il calendario dei trattamenti della vite la piantagione delle barbatelle si effettua in ottobre-novembre o in marzo; è conveniente prenotare le piante in anticipo presso un vivaista di fiducia, per non avere spiacevoli sorprese e dover rimandare di un anno l’impianto.
La preparazione del terreno da adibire a vigneto consiste in una lavorazione profonda 50 cm su tutta la superficie, unita ad una concimazione organica, per esempio utilizzando letame.
In alternativa è possibile scavare dei solchi d’impianto larghi 40 cm e profondi 60, in cui interrare il fertilizzante; questo metodo ha il vantaggio di muovere meno materiale e lasciare gli interfilari inerbiti. Si ricopre il solco con la terra rimossa e successivamente si interrano le barbatelle forando il terreno soffice con un palanchino.
Dalla barbatella al grappolo
- la giovane vite al primo anno di impianto deve essere irrigata e fertilizzata con concime ricco di azoto, per poter sviluppare le radici e la chioma; l’eventuale consociazione con ortaggi è vantaggiosa, perché obbliga a tenere il solco pulito dalle erbacce e non crea antagonismo: le radici della vite lavorano a profondità superiori a quelle degli ortaggi.
- al quarto anno dall’impianto possiamo raccogliere grappoli perfetti. La qualità ed il sapore tendono a migliorare con il tempo: al decimo anno di produzione la vite dà il miglior rapporto tra qualità e quantità.
Tanti tipi di impianti per la coltivazione della vite
L’importanza dell’insolazione
Curare la vite
Le operazioni indispensabili per ottenere un raccolto sano ed abbondante si snodano attraverso tutte le stagioni nei trattamenti vite. Le cure alla vigna seguono un ciclo fisso che inizia in febbraio e termina all’inizio dell’autunno, momento della vendemmia.
Le piante devono essere nutrite, potate, legate, irrigate, mantenute in buona salute. In quest’ultimo caso è meglio prevenire piuttosto che curare, perciò la tempistica degli interventi, in relazione agli eventi atmosferici, diventa particolarmente importante. Il nutrimento della pianta si ottiene concimando il terreno e dipende dall’età del vitigno: occorre perciò distinguere tra piante giovani e non produttive e piante adulte, in piena produzione.
Le prime hanno bisogno di maggiori quantità di azoto, che serve per far sviluppare la pianta. Per produrre i frutti e favorire la maturazione sono invece più necessari il fosforo, il potassio e i microelementi, come il magnesio. Il sistema più semplice per distribuire i concimi è l’interramento, che avviene con la zappatura, da effettuarsi principalmente in primavera.
La potatura della vite si effettua a partire da marzo e si distingue in potatura di allevamento, per formare la giovane pianta, e potatura di produzione, per mantenere la forma e l’equilibrio della pianta adulta. La legatura dei tralci si effettua in più riprese, seguendone la crescita; ha lo scopo di sostenere i tralci che possono spezzarsi sotto il peso dei grappoli o per l’azione del vento. L’irrigazione della vigna è un intervento di soccorso e si effettua solo se il clima è particolarmente arido o se la pianta è in giovane età; l’eccesso di acqua pregiudica la qualità dei grappoli.
Come è fatta la pianta della vite
La parte legnosa della vite è costituita dai tralci di due o più anni e di un anno; da questi si generano ad ogni primavera i germogli che produrranno i grappoli. Le femminelle vite sono tralci dell’anno che non producono frutti ma, se vicini ai grappoli, sono utili in quanto contribuiscono a nutrirli.
I grappoli si formano a partire dal quarto o quinto nodo del tralcio di un anno e di questo occorre tenere conto durante la potatura della vite. I viticci, o cirri, si generano contemporaneamente ai grappoli e hanno la funzione di ancoraggio della pianta al tutore: le consentono così di salire in altezza e conquistare luce. Nella maggior parte delle varietà di vite il fiore è ermafrodita e si autoimpollina; il fiore ha 5 petali, 5 sepali e 5 stami.
Come potare la vite
La potatura di una pianta di vite adulta ha lo scopo di lasciare la giusta carica di gemme fruttifere per avere un buon rapporto tra produzione e qualità dei frutti. Nella potatura a Guyot doppio, o “alla latina”, si ragiona secondo tre fasi di potatura vite da tavola:
- il taglio del presente consiste nell’accorciare il tralcio di un anno secondo il numero di gemme stabilite, determinando così la produzione dell’anno.
- il taglio del passato elimina tutti i tralci che hanno fruttificato nell’anno precedente.
- il taglio del futuro lascia lo sperone che produrrà i tralci fruttiferi l’anno dopo.
Potatura di crescita
- la pianta di un anno, appena trapiantata, va portata a due gemme, mediante un taglio di ritorno.
- l’anno successivo, per rinforzare la pianta e non consentirle uno sviluppo troppo rapido che la indebolirebbe, si riporta la pianta a due gemme sul fusto principale, eliminando tutti i tralci secondari.
- al terzo anno si taglia il tralcio migliore a 70 cm dal suolo: costituirà il tronco permanente della pianta, da cui partiranno i tralci fruttiferi, da rinnovare di anno in anno. Da questo impianto iniziale è possibile sviluppare le più diverse forme di allevamento; per ottenere la pergola o il tendone, al terzo anno, si lascia un tronco più lungo.
- Carbonneau, Alain (Autore)
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Potatura a regime
Quando la pianta è adulta e produttiva la principale attenzione del potatore sta nel lasciare la giusta carica di gemme, che varia a seconda della varietà.
- Nell’allevamento a Guyot si effettua il taglio sul tralcio di un anno indicativamente sopra il 5° nodo.
- nell’allevamento a cordone speronato si lascia invece sul tralcio di due anni una serie di speroni con una, due gemme. L’utensile più indicato per queste operazioni è la forbice a lame contrapposte, entrambe provviste di tagliente: il taglio risulta netto e senza slabbrature, più difficile da attaccare da parte dei parassiti.
Le principali operazioni nella coltivazione della vite
- la zappatura sul filare, da effettuarsi nei mesi di febbraio o marzo, ha lo scopo di eliminare le erbe infestanti e di preparare il suolo per l’interramento del concime, organico o chimico; deve essere una lavorazione superficiale, per non rischiare di danneggiare le radici.
- dalle gemme sul tralcio di un anno si formano i grappoli e i viticci; a questo stadio di crescita non sono ancora necessari trattamenti antiparassitari.
- l’allegagione è la prima fase della fruttificazione ed è un momento delicato: la fecondazione dei fiori è influenzata dalle condizioni climatiche, dal numero di fiori sul grappolo, dal numero di grappoli sulla pianta.
- nel periodo primaverile non è utile eliminare le femminelle ancora poco sviluppate, specie se sono in prossimità del grappolo; contribuiscono infatti al suo nutrimento.
- per legare i tralci ai tutori in filo di ferro esistono metodi più o meno perfezionati; quello illustrato, che utilizza robusti nastri autostringenti, è indicato per i cordoni permanenti.
- per i tralci che saranno eliminati l’anno successivo sono più indicati i legacci da applicare con apposite legatrici manuali. Meno pratici su estese coltivazioni, ma più economici, sono i legacci usati anche per i pomodori. La potatura verde, o estiva, è un’operazione complessa, perché c’è il rischio di modificare in peggio l’equilibrio della pianta.
- siamo sicuri di non sbagliare se effettuiamo la sfemminellatura poco prima della maturazione, allo scopo di arieggiare il grappolo.
- per lo stesso motivo si può cimare il tralcio fruttifero, almeno cinque gemme oltre il grappolo.
Malattie della vite e trattamenti
La vite domestica vanta, purtroppo, un numero elevato di nemici tanto che, in assenza di cure preventive, le malattie della vite insorgono non con alta probabilità, ma con assoluta certezza. Per fortuna esistono prodotti con tossicità bassa o addirittura nulla, in grado di svolgere attività preventiva, se distribuiti con metodo.
Sono tutti prodotti bagnabili, che possono essere mescolati tra loro e quindi irrorati sulle piante contemporaneamente, all’interno di un calendario dei trattamenti. Questa possibilità riduce il carico di lavoro da parte di chi effettua la coltivazione della vite; in media, un passaggio con l’irroratrice ogni venti giorni, in condizioni climatiche normali, assicura lo stato in salute del nostro vigneto.
L’attrezzo indispensabile per effettuare i trattamenti è l’irroratrice a spalla: si tratta di un recipiente in rame o plastica della capacità di circa 15 litri. E’ una pompa che, azionata da una leva, mette in pressione il liquido, che esce nebulizzato da un ugello; con una carica siamo in grado di irrorare circa 200 metri quadrati di vigneto allevato a spalliera. Interventi tempestivi nei confronti dei numerosi parassiti garantiscono una sana ed abbondante fruttificazione.
La bella panoramica di grappoli sani è il risultato di una stagione climaticamente favorevole, senza eccessi di temperatura o di umidità, ma soprattutto di un sapiente calendario dei trattamenti. Il trattamento a calendario è il metodo di lotta più adatto al piccolo vigneto casalingo: sufficientemente economico, anche se i prodotti vengono distribuiti non in funzione di un bisogno reale, ma sistematicamente. Naturalmente un andamento stagionale caldo-umido richiede di aumentare i trattamenti.
La vite domestica vanta, purtroppo, un numero elevato di nemici tanto che, in assenza di cure preventive, le malattie della pianta insorgono non con alta probabilità, ma con assoluta certezza.
Per fortuna esistono prodotti con tossicità bassa o addirittura nulla, in grado di svolgere attività preventiva, se distribuiti con metodo. Sono tutti prodotti bagnabili, che possono essere mescolati tra loro e quindi irrorati sulle piante contemporaneamente, all’interno di un calendario dei trattamenti.
Questa possibilità riduce il carico di lavoro di chi coltiva; in media, un passaggio con l’irroratrice ogni venti giorni, in condizioni climatiche normali, assicura lo stato in salute del nostro vigneto. L’attrezzo indispensabile per effettuare i trattamenti è l’irroratrice a spalla: si tratta di un recipiente in rame o plastica della capacità di circa 15 litri. E’ una pompa che, azionata da una leva, mette in pressione il liquido, che esce nebulizzato da un ugello; con una carica siamo in grado di irrorare circa 200 metri quadrati di vigneto allevato a spalliera.
Peronospera della vite
La peronospera è un fungo che attacca le giovani foglie quando si verificano tre condizioni: temperatura superiore a 10°C, precipitazioni superiori a 10 mm, lunghezza dei giovani tralci superiore a 10 cm: è detta la regola dei tre dieci. Quando la malattia si manifesta, con muffa biancastra sulla pagina inferiore della foglia, è troppo tardi per intervenire. Dopo questi segnali alcune zone delle foglie seccano, così come gli acini, se i grappoli sono già formati. I trattamenti vanno effettuati non oltre tre giorni dopo le precipitazioni, o condizioni di alta umidità, appena la temperatura supera i 10°C.
La poltiglia bordolese è il rimedio più antico contro la peronospora: per ottenerla si fa disciogliere 1 hg di solfato di rame in 10 litri di acqua, quindi si aggiunge 1 hg di calce spenta in polvere. Il prodotto va tenuto agitato e irrorato subito, altrimenti la calce, in sospensione, decanta sul fondo del recipiente. La sua preparazione è lunga, perché i cristalli di solfato di rame non devono essere totalmente immersi in acqua, ma solo lambiti da questa; per questo oggi si preferiscono prodotti già pronti, in polvere bagnabile o allo stato colloidale, a base di ossicloruro di rame; possono essere mescolati allo zolfo e costituire così un rimedio anche contro l’oidio.
Un altro prodotto utile è lo Zineb, venduto con vari nomi: è acuprico, cioè privo di rame, e svolge anche un’azione stimolante sulla pianta; ha una minore durata di azione, quindi richiede trattamenti più frequenti. E’ consigliabile solo nel periodo primaverile, dopo è meglio passare ai prodotti rameici.
Lo oidio della vite
Non è causato da piogge, ma è sufficiente l’umidità dell’aria, in presenza di alte temperature. Si manifesta con una polverina biancastra sulle foglie, per questo si chiama anche “mal bianco”. Le parti più attaccate sono comunque gli acini, che presentano spaccature, quindi diventano attaccabili anche dagli altri parassiti da ferita.
Per prevenire lo oidio della vite si può distribuire mediante “solforazione”, allo stato di polvere, mediante l’apposita macchina. Oppure si usa di tipo bagnabile, con pompa a spalla di diverso tipo, unito ai prodotti rameici della lotta contro la peronospora. Si possono iniziare i trattamenti appena i germogli sono lunghi 3-4- centimetri e proseguirli all’interno del programma preventivo. E’ bene evitare di irrorare lo zolfo nelle ore più calde della giornata, perché può provocare ustioni alle foglie.
La tignola della vite
La tignola è data da due farfalline, che depongono le uova sul grappolo appena formato. Le larve appena nate alla prima generazione distruggono i fiori e le bacche già allegate; le successive generazioni (sono fino a tre) attaccano gli acini nello stato in cui sono. Gli attacchi di settembre, sugli acini ormai maturi, generano la botrite.
La lotta si fa soprattutto sulle larve di prima generazione, con prodotti a base di arsenicato di piombo. In presenza di grappoli occorre usare prodotti non velenosi per i mammiferi, perciò si passa al Carbaryl, che però può sviluppare gli acari. Si preferiscono quindi prodotti come il Parathion, il Malathion, il Dimetoato.
La botrite
La botrite è una malattia fungina, che si manifesta sui grappoli giunti quasi a maturazione: si presenta come una muffa grigia che avvolge il grappolo anche completamente. La muffa è favorita dal clima caldo umido e dalla cattiva circolazione d’aria attorno ai grappoli.
Per questo è conveniente limitare le concimazioni azotate, che favoriscono lo sviluppo fogliare, e diradare le foglie vicino al grappolo durante le ultime fasi della maturazione. Il prodotto specifico è il Ronilan, ma è utile anche l’ossicloruro di rame. Attenzione: i prodotti anti botrite tendono a impedire la fermentazione del mosto.
La flavescenza della vite
La flavescanza porta al disseccamento delle foglie e alla morte della parte aerea della pianta; questa potrà riprendersi l’anno successivo, con un nuovo tronco e nuovi tralci. La malattia è portata da almeno tre tipi di insetti (cicaline), che depongono le uova all’interno dei rametti, incidendoli in profondità, oppure sulla pagina inferiore delle foglie, a seconda della specie. L’insetto adulto, con il proprio apparato pungente, si nutre della linfa delle piante attaccate; la successiva caduta delle foglie porta ad una riduzione del grado zuccherino dei frutti.
La lotta si fa agli insetti adulti con insetticidi: Endosulfan, Parathion e il solito Dimetoato. Se si colloca alla base del tronco una fascia circolare di vischio, si impedisce la salita delle femmine che vanno a deporre le uova.
La fillossera della vite
La fillossera è un afide parassita della vite del nord America, giunta in Europa alla fine del XIX secolo. Sulle viti europee la fillossera provoca danni limitati al solo apparato radicale e non sulla chioma (anche se ultimamente sono stati riscontrati numerosi casi di danni fogliari anche su viti europee); sulle viti americane provoca danni limitati all’apparato aereo e non sulle radici.
Sulle foglie le punture della fillossera provocano la formazione, sulla pagina inferiore, di “galle” all’interno di ognuna delle quali sono alloggiate in media 500 uova. Anche i piccioli fogliari, i viticci ed i tralci erbacei vengono interessati dall’attacco dell’afide. Sulle radici si formano tuberosità e nodosità in seguito alle punture effettuate dall’insetto.
La vite americana presenta ottima resistenza alla filossera nell’apparato radicale; la vite europea, d’altro canto, resiste alla filossera nella parte aerea. L’innesto delle due è la soluzione del problema.
Le barbatelle
Le barbatelle sono innestate su portainnesti resistenti in primo luogo alla filossera, ma anche ad altre malattie; prima dell’acquisto è bene informarsi sulle loro caratteristiche.
Per approfondire la materia, sul sito CaliciDiVini, troverete informazioni su conservazione, degustazione e varietà del vino.
Questa guida sulla coltivazione della vite fa venire voglia veramente di mettersi all’opera e coltivare uva per ottenere del buon vino! Spettacolare complimenti!
Ciao Marco,
Grazie per i complimenti, cerchiamo sempre si offrire un’informazione completa… buona coltivazione della vite!
Salve ho una pianta di uva e sono 3 anni che al momento della maturazione diventa marcia. Volevo sapere che prodotto ci devo spruzzare e in quale mese devo farlo. La ringrazio
Prima della comparsa del marciume, quando i germogli sono lunghi 7-8 cm, bisogna iniziare i trattamenti con zolfo e rame: il primo contro l’oidio, il secondo contro la peronospora.
Il trattamento va effettuato preferibilmente la sera, una volta a settimana; rame e zolfo possono essere somministrati insieme.
Se nel frattempo sono comparsi segni di marciumi, le parti colpite vanno eliminate prima di effettuare il trattamento.
Ringrazio per le Vs. pubblicazioni che trovo assai interessanti e ricche di suggerimenti che vorrei applicare per le mie pergole ( nr. 6) ubicate nel mio modesto giardino al quale, da pensionato, mi dedico per tenermi in forma più a lungo possibile.In particolare vorrei portare a vs. conoscenza che ogni anno ammiro come le suddette piante sono cariche di grappoli rigogliosi che poi,al momento della maturazione,sono attaccati da parassiti, che portano all’apertura degli acini e marciume del frutto.Premetto che effettuo come da suggerimenti degli esperti , i trattamenti con la poltiglia bordolese e con zolfo in polvere ma i risultati non sono mai stati soddisfacenti, pertanto mi fareste cosa graditissima fornirmi indicazioni su procedure da applicare e su calendario delle azioni più idonee.Ringraziando per la vs. attenzione invio . Cordiali Saluti G. FRASSICA
Buongiorno Sig. Frassica,
Dai sintomi descritti crediamo si tratti di “marciume acido” in connubio a botrite. Per entrambe le malattie non esistono azioni di difesa diretta, ma unicamente interventi preventivi atti ad abbattere la probabilità di attacchi parassitari.
Tali attacchi sono favoriti dal clima caldo umido e dalla cattiva circolazione d’aria attorno ai grappoli. Per questo è conveniente limitare le concimazioni azotate, che favoriscono lo sviluppo fogliare, e diradare le foglie vicino al grappolo durante le ultime fasi della maturazione. Il prodotto specifico è il Ronilan, ma è utile anche l’ossicloruro di rame. Attenzione: i prodotti anti botrite tendono a impedire la fermentazione del mosto.
Anche l’utilizzo di prodotti fungicidi sin dalla fioritura, come ad esempio l’innovativo 3Logy (http://smartagro.it/scheda-tecnica/) rappresenta un’ottima soluzione.
Cordiali saluti.
posseggo un piccolo appezzamento di vite di circa 10 are, da circa 5 anni la produzione è scarsissima basti pensare all’incirca 3 quintali di uva, per la concimazione mi avvalgo sempre delle indicazioni del venditore di concime, il quale mi fa spendere tanti soldi dicendomi che sono degli ottimi prodotti ma il risultato è quello di una vite con tralci piccoli , foglie di colore verde chiaro quasi gialle. e appunto con grappoli.dove ci sono.molto piccoli. Addirittura c’è un filare di uva bianca da tavola ci circa 50 piante che i grappoli di uva oltretutto piccolini , si possono contare selle dita di una mano. Gentilmente potete darmi delle indicazioni per risolvere questo mio problema? Grazie
Buongiorno Luigi,
Per rispondere meglio alla sua domanda dovrebbe darci più informazioni: di che tipo di uva si tratta, quale composizione ha il terreno, altezza e esposizione ed eventualmente anche che tipo di concime sta utilizzando. Cordiali saluti.
Chiedo per cortesia:il mio coniglio ha mangiucchiato la corteccia per circa 10 cm della vite. Da terra per 10 cm. Può ammalarsi la pianta? Devo irrorarla con qualcosa?grazie
Buongiorno Anna,
Applichi della pasta cicatrizzante per piante, la vendono nei vivai.
Cordiali saluti.
Buongiorno
Complimenti da come fate capire
vorrei gentilmente chiedervi, dopo che il contadino a potato la vigna.
Nel mese di giugno mi trovo tanti tralci che scendono dalla pianta che alcuni toccano
terra tanto chè sono lunghi (ho chiesto al contadino perchè non li tagliava lui mia risposto che no devono essere tagliati potrei sapere perchè.
Saluti
G.C.
Buongiorno Giuseppe,
Questa operazione consiste nel taglio della parte terminale dei tralci e delle femminelle. La cimatura è indispensabile e deve essere ripetuta nei vigneti molto vigorosi, ma può essere evitata in quelli in perfetto equilibrio, dove i tralci concludono il loro sviluppo verticale nello spazio a essi assegnato dai fili di sostegno. Il lavoro di cimatura deve essere terminato entro la fine del mese di giugno, per consentire alla vite di sviluppare i nuovi germogli, le femminelle, in tempo utile per contribuire all’ingrossamento e alla maturazione dei grappoli; le foglie di nuova formazione, infatti, sono molto più efficienti nell’elaborare gli elementi nutritivi e vanno ad affiancare quelle più vecchie, che via via diventano meno attive. Tagli effettuati nei mesi successivi costringerebbero la pianta a impegnare energie per ricostituire la chioma persa, sottraendole ai grappoli che sono in fase di maturazione e riducendo di conseguenza il tenore zuccherino e la qualità dell’uva.
ho una sola vite didue nni di uva nera cresciuta bene lo scorso anno ha fatto cinque grappoli che erano il mio orgoglio ma dopo essere diventati neri si sono appassiti tutti in velocita come uva passa!!!quest anno stessa cosa pero con una quantita bella grande di grappoli stanno diventando passiti quasi tutti …forse maturati prematuramente ?potete aiutarmi??non prende tantissimo sole e x aiutarla in questo ho tolto diverse foglie che le facevano ombra….fatto male ???grazie aspetto con ansia un vostro aiuto !!!!!!
Buongiorno Katia,
Dipende quasi certamente da un attacco di Peronospera. La vite da fine maggio deve essere trattata con zolfo seccco ogni 15 giorni per scongiorare potenziali attacchi. Le ha trattato la vite con qualche prodotto?
Salve, grazie per i consigli molto esaustienti che date a me povero agricoltore in erba, ma una cosa vi devo chiedere, perchè non so cosa fare, quando la vite emette i nuovi tralci, molti di essi non portano nessun grappolo d’uva, allora mi chiedo cosa fare’ bisogna toglierli o bisogna lasciarli? grazie.
Buongiorno Angelo. Dipende dal tipo di vite e di potatura che si realizza. In alcuni casi nella fase di potatura si lasciano un paio di tralci con alcune gemme per gli anni successivi. I nuovi tralci emessi dopo la potatura non vanno rimossi.
ho un piccolo vigneto conosco un po tutte le malattie della vite ma questo fenomeno no: verso agosto due vite in piena salute vegetativa di colpo si sono seccate cosa puo essere? potete essermi di aiuto grazie:
Buongiorno Walter, le cause possono essere molteplici e potrebbero anche non essere dovute a malattie. Una volta escluse cause diverse (per esempio danni alle radici per interventi meccanici) si può pensare al “mal dell’esca”, malattia che porta all’invecchiamento precoce delle viti. Altra ipotesi potrebbe essere la “flavescenza dorata”,una fitoplasmosia a cui fare attenzione perché può causare vere e proprie epidemie.
Buongiorno, nel mio giardino hò delle viti di uva da tavola e anche da vino, tutte sono coltivate lungo la rete (h 200 cm) di recinzione, a distanza di m.2,5 l’una dall’altra, è possibile utilizzare il sistema di allevamento con cordone speronato solo da un lato? Questo vuol dire che il cordone sarà lungo quasi m.2,5 è una buona soluzione, o il cordone così sarebbe troppo lungo? Sarebbe più appropriato il doppio cordone speronato, uno a DX ed uno a SX? In questo caso avremmo cordoni lunghi circa m.1 da ambo i lati. Spero di non aver scritto delle eresie, sono agli inizi di coltivazione per uso personale dei frutti. Grazie
Buongiorno Salvatore. Se si utilizza il Cordone speronato le distanze di oltre un metro sulla fila non andrebbero bene, meglio scegliere distanze comprese tra 70 e 100 cm. Inoltre è rilevante anche il tipo di vite; per esempio non è adatto alle viti a grappolo compatto.
salve , volevo chiedervi la vigna in fioritura va comunque trattata oppure bisogna aspettare che cadono i fiori , grazie
Buongiorno Michele, no in fioritura non va trattata.